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venerdì 19 giugno 2009

Riflessioni: Il Mistero Zen

mano con fiore di loto Lo zen è..
“L'ineffabile livello della realtà: il non verbale, non simbolico, assolutamente indefinibile mondo del concreto contrapposto all'astratto.” (Korzybski)

Vivere Zen significa abbandonare la rigida disciplina occidentale che, attraverso le sue innumerevoli regole e direttive, vuole dirigere il flusso vitale di ciascun individuo.
Per avvicinarsi a tale esperienza occorre liberare la mente dalle ideologie, dai pensieri, dai sentimenti ormai cristallizzati e privi di spontaneità che ci avvicinano, sempre più, a macchine ben programmate.

Non sembra sia possibile spiegare chiaramente questa filosofia o guidare il lettore verso una nuova interpretazione del proprio vissuto, infatti, più parole si adoperano per illustrarne i fondamenti e più ci si allontana dalla reale concretezza dell'esperienza Zen.
Visto che non ha bisogno di teorie o simbolismi per esprimere se stessa ma di essere scoperta dentro ciascuno di noi e praticata, in armonia con le altre leggi naturali, com’è possibile introdurla brevemente?
Viene in aiuto il libro "Lo Zen" di Alan Watts che insegna a comprenderlo, seppur a livello intuitivo, per poi scoprirsi entusiasti e inconsapevoli adepti.

Alcuni, pur ritenendosi saggi per via di chi li definisce tali, sono molto sensibili al fascino della vita selvaggia che nulla chiede a pensatori e filosofi, ma che procede spedita verso un’intima realtà senza mai giudicarne il valore.
Spesso amano riflettere sulle cose della vita e sul mistero dell'irrazionale divenire: abbandonandosi al flusso degli eventi, si sentono realmente vivi quando l’agire non si traduce in chiare parole, mantenendo il segreto sulle vere motivazioni da cui trae origine.

L'esperienza Zen percorre quest'ultima via: nel regno dell'intima realtà non dimora il conforto della teorizzazione, bensì la certezza di una forte e misteriosa spinta verso la luce che illumina i nostri passi.
Si può interpretare l'insegnamento Zen come una qualsiasi altra dottrina, a modo proprio, cercando in esso ciò che rende felici, soddisfacendo i più intimi bisogni emotivi.

A chi chiede:
“Cosa significa essere Zen?”,
si potrebbe rispondere:
sentirsi liberi, mangiare quando si ha fame, dormire quando se ne sente il bisogno e sorridere alla vita, dando ascolto alla voce dell'animo per rispettarlo e accudirlo.
È evidente come la libertà assoluta non sia di questo mondo: mentre ci muoviamo in un eterno
paradosso, con tenacia aspiriamo "all’Illuminazione" senza distoglierne mai lo sguardo, per quanto sembri lontana e irraggiungibile.

“Ma come nacque lo Zen?”
Fu trasmesso ai cinesi da un ruvido saggio indiano dalla lunga barba nera, si recò in Cina nel 527 A.C. e ne trasmise l'essenza non con atti o parole, ma attraverso ciò che egli fu. La sua originalità ispirò scrittori e artisti, influenzò profondamente le culture cinese e giapponese anche se, tutt'ora, non si riesce a comprenderne le motivazioni, quindi portò alla nascita dello Zen nella forma che conosciamo.

Nei monaci che lo praticano una delle caratteristiche più evidenti è il sorriso con cui affrontano la vita e accolgono il visitatore, è la gioia autentica in fondo ai loro occhi lucenti. Colpisce profondamente questo modo d'essere, così diverso da quello di ministri d'altri culti, la facilità alla risata ispira la voglia di sdrammatizzare cogliendo il lato umoristico e ci avvicina al loro mondo.

Con il desiderio di raggiungere il mitico "Nirvana" (libertà dal desiderio e liberazione dal dolore) nel quale essi sembrano morbidamente galleggiare, si può cercare una misteriosa via interiore per raggiungere la beatitudine senza scorgere il risultato e il modo per raggiungerlo.
Dopo qualche tempo ci sentiremo trasportare in un luogo immensamente felice, dove la pienezza deriva dalla fonte dell'Amore per noi stessi finalmente avvertito, nutrendocene fino alla completa soddisfazione.
Forse, per la prima volta, percepiremo la gioia che deriva dal sentirsi amati, ci colmeremo di quel bene che non sapevamo esistesse, in qualche modo lo riconosceremo come se ci fosse, da sempre, appartenuto.

Sarà un primo passo per scoprire il diritto alla benevolenza, lo condivideremo con il mondo, cammineremo tra i nostri simili unendo le esperienze per trarne giovamento e meritare, infine, il dolcissimo Nirvana.
La strada da percorrere è lunga, quasi infinita: il miglior maestro è dentro di noi, silenzioso e attento, nel mondo cercheremo qualche buon indizio, un prezioso insegnamento da chiunque sappia farcene dono, da un passato lontano o dall'assordante civiltà dei nostri tempi.

La libertà che deriva dall'essere Zen sarà modellata dalla crescente saggezza che lo Zen contribuisce a edificare. (Flory Brown - 19giu09)
 
Pubblicazione 19 Giugno 2009 / Revisione 30 Giugno 2023

3 commenti:

  1. bello questo articolo, mi piace la tua sensibilità e delicatezza nell'affrontare questo tema. Bello anche il sito, pieno di argomenti interessanti e spunti diversi!

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  2. Grazie, Fabio! Per me, che esploro la conoscenza senza una base a livello universitario, il tuo apprezzamento è un onore!

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  3. Ehhhh ma va là! Figurati! la vera conoscenza non ha nulla a che fare, secondo me, con i riconoscimenti accademici.. conta la coscienza che uno esprime con quello che scrivi. Anzi la vera grandezza sta nel dire cose profonde e vere in modo semplice. Gli accademici spesso esprimono cavolate con linguaggio complicato per farle sembrare cose profonde :-)

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