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domenica 16 gennaio 2011

Riflessioni: Videogiochi e dipendenza


"E' normale cercare di sfuggire al mondo reale immergendosi nei videogiochi e in internet?"

Ogni nostra scelta è dettata da motivazioni ben precise, da bisogni importanti, dal desiderio di trovare una soluzione, anche quando decidiamo di distruggere noi stessi.
Chi demonizza i videogiochi spesso rifugge dalla fantasia, si nutre di realtà perché la sa gestire, sa affrontarne i compromessi e le inevitabili sofferenze.
Non tutti hanno questa fortuna, sebbene sia preferibile riconoscere e vivere la propria personale realtà senza assoggettarsi al comune sentire che vuole omologare gli individui annullando le differenze.

Anche i videogiochi, se pur in un periodo di dipendenza, possono insegnare qualcosa, allenandoci a sopportare lo stress che deriva da una sfida, abituandoci a parlare con gli altri nei giochi di ruolo, mentre esortano a non arrenderci mai per tentare mille volte ancora di risolvere un enigma e passare il livello.

Fondamentalmente ci rifugiamo nella vita virtuale perché non troviamo il coraggio di presentarci al mondo per quello che siamo, con serenità e fermezza, atteggiamenti che porteranno gli altri ad accettarci, prima o poi, solo che questo ancora non lo sappiamo.
Durante la fase di dipendenza dai videogiochi dobbiamo sfruttare la nostra capacità di astrazione per allenarci e accrescere la fiducia in noi stessi: per il cervello non fa differenza che si tratti di situazioni vere o presunte, tant'è vero che la tecnica dello psicodramma, utilizzata in psichiatria, produce risultati definibili come "reali".

Non guasterebbe un po' di indulgenza da parte di chi ha raggiunto una certa maturità, uno spirito di adattamento spesso innato e spende parole per condannare chi è più fragile o più solo, chi coltiva il desiderio di rifugiarsi nel virtuale e nel tentativo estremo di migliorare se stesso.
  
Flory Brown - 16 Gennaio 2011
Image: Videogames_with_Blastoise_by_BullyDingo